PACE ETERNA
Parte 2: PENSO DI ESSERE PARANOICO
di FABIO VOLINO

Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Assicurati che nessuno abbia potere
Drakan Djorjevic ad una cena privata

 

Se chiedete in giro, alle persone, se preferiscano la guerra o la pace la risposta è scontata in favore della seconda. Tutti dichiarano di volere la pace, tutti i paesi si vantano di vivere in tempo di pace eppure... dall' alba dell' umanità fino ad oggi la guerra è stata una costante della storia. Secoli, millenni passati a fronteggiarsi, ad odiarsi, a combattere. Ma come? Non volevano tutti la pace?
C'è un bellissimo romanzo di un autore inglese di fantascienza, Eric Frank Russell, intitolato Schiavi degli Invisibili (Sinister Barrier in originale): è stato pubblicato nel 1939, all' alba di tragici avvenimenti per l' umanità intera. In esso si afferma che il mondo non riesce a vivere in pace in quanto una razza di alieni chiamati Vitoni instilla dentro le menti delle persone pensieri di odio e distruzione.
Chissà, forse è davvero così, forse c'è davvero una razza aliena che ci spinge a combattere l' un contro l' altro. Oppure la razza umana non si è ancora definitivamente staccata da quella animale.

Spazio, una zona ancora ignota. Qualche tempo fa.

"Niente, ancora niente" si dispera un essere dai lunghi capelli bianchi.
"Qualcosa ti angustia, Kamo Tharnn?".
L' essere osserva il suo interlocutore spuntato come dal nulla. Che strano aspetto. C'è qualcosa che lo spinge a rispondergli senza nascondere la verità:"Avevo una staffa una volta, con quella possedevo i poteri di altre persone. Ma poi è stata distrutta e non sono riuscito a trovare un suo surrogato. Senza di essa non ho alcuno scopo e per me questo equivale ad un suicidio".
"Il tuo è un problema di facile soluzione, Kamo Tharnn. Io posso risolverlo ed in cambio farai qualcosa per me".
E di nuovo dal nulla qualcosa compare. Un qualcosa che l' essere disperato brama da tempo.
"Ma... questa è praticamente una copia perfetta della mia Runestaff!" esclama stupito.
"Ed ha un potenziale decisamente migliore della tua precedente arma".
In quel momento qualcuno posa una mano sulla spalla dell' uomo dai capelli bianchi, il bravo giardiniere.
"Tu? Credevo non volessi più immischiarti nei nostri affari".
"Quest' essere meraviglioso mi ha aperto gli occhi" ribatte il bravo giardiniere.
L' uomo contempla allora la sua nuova staffa, ne avverte l' immenso potere ed annuisce impercettibilmente. Ed anche lui condivide il destino del suo compagno.

Palazzo dei Vendicatori. Qualche giorno fa.

In una piccola sala sono stati radunati Wasp, Occhio di Falco, Songbird, Falcon e Tony Stark. Davanti a loro vi è Capitan America.
"Come mai questa chiamata, Cap?" chiede Melissa.
"C'è una cosa molto importante che devo dirvi" risponde l' eroe a stelle e strisce "Una decisione che stavo meditando da diverso tempo". E detto questo si sfila la maschera, rivelando sotto di essa il volto di un ragazzo biondo poco più che ventenne da cui traspare tutta la passione e lo spirito che animavano Steve Rogers. "Il mio nome è Jeffrey William Mace Jr." dichiara.
"Jeffrey Mace?" avanza Wasp "Jeff Mace? Come il...".
"Esatto, come l' eroe della Seconda Guerra Mondiale noto come il Patriota. Lui era mio nonno. Probabilmente conoscete di fama anche mio padre, è Will Mace, ambasciatore statunitense in questo momento di stanza nel Murtakesh".
"Certo che lo conosciamo" conferma Occhio di Falco "È in gran parte merito suo se quel posto non è ancora divenuto una polveriera, anche se la guerra con Halwan continua purtroppo".
Jeff posa lo scudo su un tavolo, poi passeggia su e giù per la stanza:"Potete intuire come tutto è iniziato: dopo la sua finta morte, il precedente Capitan America è venuto da me consegnandomi il suo costume ed insegnandomi le sue mosse. Poi però è ricaduto tutto sulle mie spalle e sarebbe stata più dura del previsto, quasi insostenibile, se non ci foste stati voi. Soprattutto Falcon, ma anche tu, Clint, mi avete dato molto e ve ne ringrazio".
"Ehi, non ringraziare noi. Ringrazia soprattutto te stesso" ribatte Occhio di Falco.
Sam Wilson, che conosceva da tempo la vera identità di Cap, si avvicina a Jeff e gli posa una mano sulla spalla in segno di approvazione.
"Dovete togliermi una curiosità, però" dice poi l' eroe a stelle e strisce "Non avete mai provato ad indagare sulla mia vera identità?".
"Mai" risponde con sicurezza Wasp "Ai Vendicatori bastava la tua identità supereroistica: il voler condividere la propria vita privata con gli altri è una decisione autonoma. Che siamo felici tu abbia voluto intraprendere".
"Vi prego per ora di tenere per voi questa notizia" invita Cap "Ve l' ho confidata perchè siete miei amici e perchè lei, Mr. Stark, è il principale finanziatore dei Vendicatori e ha fatto molto per questo gruppo. Probabilmente in futuro lo dirò anche agli altri, ma è appunto solo una questione di tempo".
"Allora lascia che ti ponga una domanda... Jeff" dice Melissa Gold "Andiamo a bere un caffè al bar? Offro io, ovviamente" conclude sorridendo.
Poco tempo fa, Cap si era tirato indietro di fronte a questa proposta, ora tuttavia la risposta può essere una sola:"Certo, ma solo se offro io" dice sorridendo a sua volta.
"Caffè gratis?" esclama Clint Barton "Allora mi aggrego a voi".
"Penso che ci aggregheremo un po' tutti quanti" afferma Tony Stark.

Da qualche parte. Ora.

Quest' uomo che sta per entrare prepotentemente nella tormentata esistenza dei Vendicatori, in vita sua ne ha viste molte. Quasi tutte brutte cose. E fin da quando ha ricevuto l' ultima batosta ha giurato che si sarebbe preso la sua rivincita. Non ha perso tempo, è un uomo influente del resto: negli ultimi anni si è costruito il suo impero di potere ed il suo nome suscita paura e sgomento in molte persone. Ma per lui tutto questo non è sufficiente, vuole qualcosa di più. Vuole lasciare davvero il segno. Ed oggi ne avrà la possibilità. C'è un uomo incappucciato davanti a lui: personalmente li odia, le grandi imprese vanno fatte a volto scoperto. Ma sarà comunque utile.
"Sono felice di conoscerla" si presenta l' uomo incappucciato "Sono lo Scienziato Supremo dell' AIM ed in quelle casse c'è quanto ha richiesto".
"È stato difficile impossessarsene?" chiede l' uomo.
"Per nulla: provengono dai nostri principali, ed inconsapevoli, fornitori".
"Immagino ci vorrà molto tempo per montare quel robot".
"Niente affatto: sotto la mia supervisione, i miei uomini lo completeranno in men che non si dica. Se lo desidera, domani potrà già attaccare".
"E quella... miglioria che avevo richiesto?".
"Sarà il tocco finale".
"Molto bene: ringrazi Herr Teschio da parte mia".
"Lo farò. È sempre un piacere fare affari con persone che condividono i nostri obiettivi". E che soprattutto possono distogliere dall' obiettivo principale.

Palazzo dei Vendicatori.

Deathlok è adagiato su una sorta di tavolo operatorio: il suo corpo fisico è intatto, la sua anima (o qualunque altra cosa possieda) no. Il fatto che sia ancora tutto d'un pezzo è un miracolo, ma lui se potesse parlare non la penserebbe certo così. Nei suoi occhi di cyborg brillava fino a poco tempo fa una luce, che ora pare spenta per sempre.
Da svariati giorni, fin da quando è stato portato qui da Olympia, quattro eroi tentano in tutti i modi di rianimarlo. Sono Visione, Tony Stark, Machine Man e Jocasta, i maggiori esperti di robotica al mondo, alcuni per ottimi motivi. E sono disperati.
"Niente, ancora niente" dice l' industriale.
"Coraggio, Tony, non ti abbattere" lo incoraggia l' intelligenza artificiale.
"Mi piacerebbe non farlo, Jocasta, ma cerchiamo di essere realistici: abbiamo provato in tutti i modi a far rivivere Michael... senza successo. Io francamente non so più cosa inventarmi".
"Ma non per questo dobbiamo arrenderci" interviene Machine Man "Già una volta ho aiutato Michael ad uscire da un baratro, lo farò anche stavolta".
"Jocasta, qualche miglioramento?" chiede Viz.
"Nulla" risponde lei "Nemmeno un piccolo collegamento neuro-sinaptico".
Tony Stark osserva tutti i suoi alleati robotici:"D' accordo, A-Tech, come diceva il saggio... Una volta che hai esaurito le risorse possibili pensa a quelle impossibili".
E la lotta per la vita ricomincia.
Ma pochi minuti dopo qualcuno deve estraniarsene in quanto ha un altro importantissimo impegno da portare avanti. Visione si reca in un' altra sala, dove ad attenderlo vi sono tutti i Thunderbolts, Miss America esclusa.
"Siete pronti?" chiede il sintezoide.
"Certamente" risponde Atlas "Rachel non c'è in quanto è impegnata altrove".
"Sì, mi era giunta la notizia".
"Fortunatamente sono appena cominciate le vacanze estive" afferma Carbone "Se no potevo scordarmi questa bella gita".
"Non stiamo andando a fare una gita" ribatte inflessibile Visione "Stiamo andando ad aiutare un popolo, una nazione. È un lavoro serio, da prendere sul serio. Se non ci sono altre domande, possiamo partire".
Non ci sono altre domande.

Olympia.

Sono presenti tutti, sia Eterni che Devianti. Tutti quanti presenti ad onorare la memoria di un grande eroe, Karkas, ultima vittima di una assurda guerra secolare. Le sue ceneri sono state raccolte in un ampio vaso e sono state affidate al suo più grande amico, Ransak. A colui che è rimasto maggiormente sconvolto da questo evento.
Sa che deve trovare dentro di sé la forza per andare avanti, Karkas stesso se fosse qui lo incoraggerebbe in tal senso. E col tempo probabilmente ci riuscirà, ma nulla può alleviare il dolore che sta provando ora. Toglie il coperchio dal vaso, una lacrima che scorre su una sua guancia, si porta verso il bordo della cittadella, poi sparge le ceneri di Karkas all' esterno. Esse sembrano all' inizio quasi rimanere immobili, come bloccate nel tempo, finchè il vento le porta via, verso una nuova destinazione.
"Addio, amico mio" è il saluto di Ransak.

Palazzo dei Vendicatori.

L' unica eterna non presente alla cerimonia si trova qui: è Sersi. Da quando è tornata da Olympia si è fatta assegnare una piccola stanza, ha scelto un angolo oscuro e lì si è adagiata. Non mangia, non beve (anche perchè non ne ha necessità), ma soprattutto non parla con nessuno, chiusa in un mutismo assoluto. Ed è così da svariati giorni ormai e non sembra vi siano all' orizzonte segni di ripresa. Solo lei sa cosa le è accaduto, solo lei vuole serbare questo segreto. Solo lei e nessun altro. Una cosa che però a lungo andare potrebbe divorare la sua anima.
Jarvis bussa con gentilezza alla porta e, pur non ricevendo risposta, entra. "Ho pensato che avrebbe gradito una tazza di the, miss Sersi".
Lei non risponde, una coperta ad avvolgerle tutto il corpo, lasciando scoperta solo la sua testa. Lo sguardo è perso nel vuoto.
"Glielo lascio qui" continua il fedele servitore, posando la tazza su un tavolino. Tornerà un' ora dopo: la tazza sarà ancora al suo posto. Così come Sersi.
Una volta uscito, Jarvis incontra Songbird e scuote malinconicamente la testa. "Speriamo che colui che abbiamo chiamato possa risolvere questo problema" dice lei "Perchè comincio ad essere seriamente preoccupata".

Messico.

Seduta su un anonimo tavolino di un anonimo bar, imbruttitasi per l' occasione per non dare troppo nell' occhio, Natasha Romanov si beve una tequila di second'ordine mentre osserva la gente passare. L' incarico che i Vendicatori le hanno affidato l' ha portata in questo paese: qui si è rifugiato Luis Cruz, un filosofo pacifista delvadiano inviso agli ex capi della dittatura di quel paese. Ora la Delvadia sta affrontando un lungo e difficile processo di democratizzazione: i vecchi dittatori ancora sperano di riacquistare il potere perduto e per gente come loro persone come Cruz sono una mina vagante. Un potenziale pericolo da eliminare. Per questo da dieci anni vi è una condanna a morte su di lui: unico suo peccato, aver parlato ed espresso le sue idee. Cruz non può tornare ancora nel suo paese, i vecchi dittatori lo scoverebbero sicuramente e lo ucciderebbero. Dunque sta fuggendo, lo fa da ben dodici anni.
Tuttavia, se trovasse un luogo in cui stare, un rifugio sicuro da cui lanciare il suo messaggio al mondo ed ai delvadiani in particolare, non dovrebbe più scappare. E la democrazia giungerebbe più velocemente. Sarebbe finalmente libero e, un giorno non lontano, potrebbe tornare nel suo paese da trionfatore.
Questo rifugio sicuro esiste e si chiama Slorenia. Dopo un' accurata indagine, Natasha ha scoperto la probabile attuale locazione di Luis Cruz, ma prima si è fermata qui per valutare se qualcuno non lo stia seguendo. Ha avuto questa sgradevole sensazione sin da quando è giunta a Meles, la piccola città dove si trova. La Vedova Nera è una spia attenta, che non lascia nulla al caso: potrebbero anche passare ore prima che si dedica ad andare da Cruz. Il tutto in nome della segretezza.

Slorenia.

La probabile futura dimora di Luis Cruz è già la nuova casa di Yaphet Mausen, uno scrittore asiatico inviso al regime del suo paese recentemente salvato da War Machine. Ed è proprio lo stesso eroe in armatura che lo guida ora lungo le vie di questa piccola nazione risorta dalle proprie ceneri. Le scene di vita che si parano davanti a Mausen sono quelle consuete: bambini che giocano, donne che parlano tra loro, uomini che coltivano il loro orticello. Sono ciò che rimane del popolo sloreno, poco più di 220 persone. Numero destinato comunque ad aumentare, poichè lungo la via Mausen nota almeno due donne in avanzato stato di gravidanza.
"Come potrà intuire ci sono molte case libere" dice War Machine "A lei la scelta".
Lo scrittore asiatico nota ad un tratto una piccola casupola, con sul retro un terreno semi-paludoso. "Mi interesserebbe quella" dice dunque.
"Ne è sicuro?".
"Certo, da giovane mi sono occupato di terreni peggiori di questo e gli ho sempre dato una nuova vita. Lo farò anche stavolta".
"Le daremo un' ampia scorta di cibo fornitaci dall' ONU" afferma James Rhodes "Ma da quanto posso capire, col tempo sarà pienamente autonomo".
"Inoltre ho già deciso il soggetto del mio prossimo libro" rivela Mausen "Sarà la storia di questa nazione e della sua gente. Non so spiegarle il motivo, ma c'è qualcosa che mi affascina nella Slorenia, e sì che ci abito solo da pochi minuti. Che ne dice se iniziamo da lei?".
"Io?" esclama War Machine "Onestamente potrei dirle poco".
"Ma sarà comunque un punto di partenza più che sufficiente. Ah, potrebbe prestarmi carta e penna?".
Una mezz'ora dopo, accontentate le richieste dello scrittore, James Rhodes si libra in volo e subito i suoi sensori rilevano una presenza ad alcuni chilometri di distanza. Meglio andare a controllare. E così poco dopo, James si imbatte in un essere dallo sgargiante costume, la cui identità però viene subito rilevata dai suoi database. "NOME DEL SOGGETTO: EMBER. GRUPPO: CAMPIONI. COLLABORAZIONE COI VENDICATORI IN CONGO". È Jarlo Krigovi, i cui antenati appartenevano all' etnia slorena Dudak. E per lui Slorenia significa molto, anzi, significa tutto.
"Cosa ti porta qui, Ember?" gli chiede War Machine bloccandogli la strada.
"Volevo solo... rivederla come era un tempo" risponde lui riferendosi alla Slorenia "È uno spettacolo magnifico".
"Sì, un vero e proprio miracolo".
Vi è qualche istante di silenzio, poi Ember dice:"Questa è la mia terra. Io appartengo a questo posto... eppure faccio parte di un gruppo a cui mi sento legato, pur essendovi solo da poco tempo. Cosa devo fare?".
"Io credo che quanto stai facendo coi Campioni sia importante" risponde War Machine "Proprio per via dei loro ampi interessi. Insieme a loro potresti realizzare grandi cose lungo tutto il mondo, Ember, mentre qui avresti solo il tuo piccolo orticello da proteggere e forse non ne ricaveresti grande soddisfazione. Il tuo affetto per questa terra rimarrà per sempre, ma possiamo pensarci noi a sorvegliarla: credo tu possa considerarci persone degne di fiducia".
"Fiducia? Sì, forse, anche se è un qualcosa che si deve conquistare col tempo. Credo comunque... che tu abbia ragione: ci sono molte cose che posso fare insieme ai Campioni, inoltre non posso tradire ora l' amicizia che mi hanno offerto. D' accordo, affido la Slorenia a voi, Vendicatori: trattatemela bene, mi raccomando".
"Puoi starne certo. E comunque qui per te le porte saranno sempre aperte".
"Me ne ricorderò" afferma Ember "Anzi, voglio subito mettere in pratica quello che hai detto. Lascia dunque che veda coi miei occhi questa magnifica terra".
"Ti farò da guida".

Da qualche parte.

L' uomo contempla la sua futura, immensa arma. Meravigliosa ai suoi occhi, soprattutto quel color rosso vivo. I lavoro sono proceduti davvero spediti ed ora si è a metà dell' opera.
"Entro domani mattina avremo terminato" spiega lo Scienziato Supremo dell' AIM.
"Potrei vedere... il tocco finale?" domanda l' uomo.
Lo Scienziato lo accontenta, suscitando nell' uomo una gioia irrefrenabile. Un oggetto così piccolo, capace di così tanta distruzione. Fenomenale.
"Molto bene" dice l' uomo "Mi ritiro nei miei alloggi a dormire. Chiamatemi quando sarà il momento". Ma prima volge un ultimo sguardo all' arma che sta per essere completata. Sì, presto sarà sua ed il mondo tremerà nuovamente davanti al nome di... Red Ronin!

New Orleans.

Monica Rambeau rientra a casa, trovandovi la sua amata Anna: non è una sorpresa, da tempo le ha consegnato le chiavi della sua abitazione, così come Anna le ha fornito le sue. Un gesto di fiducia, di affetto.
Dopo un bacio a Monica, Anna nota:"Sei stata via molto tempo stavolta".
"Te l' avevo detto che sarebbe potuto accadere. Non ho solo la mia compagnia di navigazione da portare avanti, ho anche i miei impegni da supereroina".
La donna afroamericana non credeva che avrebbe condiviso così presto tante cose importanti con Anna. Tutto sembrava iniziato per caso: era in un bar, a bere una birra, quando era scoppiato un piccolo alterco tra due avventori per banali questioni. Lei stava per intervenire, ma qualcun'altra l' aveva preceduta. Una cameriera del bar: Anna. Con gentilezza ed allo stesso tempo decisione, aveva sedato il litigio. Monica si era complimentata con lei e da lì è nato tutto. Finito il turno, Anna si era fermata a parlare con lei. Un colloquio durato un' intera notte. E pochi giorni dopo vi fu qualcosa di più.
Dopo una serata di bagordi, le due erano andate a casa di Monica, brille per via dell' alcool. Per scherzo, Anna l' aveva gettata sul letto e le aveva detto, con tono fintamente tenebroso:"Sono una sensitiva e leggerò nella sua mente".
"Cosa?" aveva ribattuto Monica tra una risata e l' altra.
"Che sei ubriaca". E giù altre risate. "E che stai per ricevere un bacio". Ed Anna aveva provveduto a realizzare questa profezia.
In tutta franchezza, Monica Rambeau non aveva mai immaginato di essere omosessuale. Certo, c'erano state alcune relazioni con degli uomini in passato, soprattutto quando era un adolescente. Ma nessuna di queste storie l' aveva coinvolta più di tanto, anzi, molto spesso le avevano lasciato un gran vuoto dentro. E così, quando Anna l' aveva baciata per la prima volta, dolcemente e senza preavviso, una nuova sensazione l' aveva pervasa. Si sentiva completa. Felice. Con Anna ha condiviso tutto, anche la sua doppia vita: non c'è persona più degna di fiducia di lei.
"Potresti lasciare questi impegni agli altri tuoi compagni" dice Anna.
"C'è molto lavoro da fare, serve l' apporto di tutti" ribatte Monica.
"Senti, c'è un' altra cosa che devo chiederti. Quando camminiamo per strada vedo che sei riluttante a darmi la mano. Come mai?".
"Mi devo ancora abituare agli sguardi che ci lancia la gente. È solo una questione di tempo. Lo so che sono cose a cui non dovrei far caso, però...".
"Sei una di quelle che ha paura a mostrare i propri sentimenti in pubblico?".
"No, ti assicuro di no".
"Molto bene. Allora quando mi presenterai ai tuoi genitori come ho già fatto io?". Un pesante silenzio cala nella stanza. "Non te l' aspettavi questa mia richiesta, vero?" domanda infine Anna.
"Vedi, i miei genitori non è che siano bigotti, solo che sono cresciuti in una società diversa, meno tollerante. Vorrei prima parlarci da sola".
"La tua incertezza nasce dal fatto che sono una 'visa pallida'?".
Monica la accarezza:"No, assolutamente no".

Messico.

Alla fine la Vedova Nera ha abbandonato ogni indugio ed ha iniziato a dirigersi verso il rifugio di Luis Cruz. Inizialmente sentiva che tutto era tranquillo, ma più andava avanti più la sensazione di essere seguita aumentava. Eppure qui vi sono solo ampie pianure, non c'è luogo in cui potersi nascondere.
In ogni caso, dopo discese e risalite e varie ore di cammino, Natasha Romanov giunge su un terreno dissestato. Poco più avanti vi è una piccola casupola e lì vi è Luis Cruz. La donna bussa alla porta, poi vede un uomo passeggiare sul retro. Il suo uomo.
Lo raggiunge. "Luis Cruz?" chiede, pur sapendo già la risposta.
"Sì?" esclama lui con tono spaventato.
"Stia calmo, non voglio farle del male. Faccio parte dei Vendicatori e sono qui per portarla in un luogo sicuro".
"Io non credo proprio" afferma un' altra voce. Purtroppo i sospetti di Natasha erano giustificati. "Luis Cruz, sei stato riconosciuto colpevole di crimini contro il popolo delvadiano. E per questo devi essere punito".
"Che stupida, che stupida!" pensa la Vedova Nera "L' ho condotto dritto dal suo obiettivo, un errore che non dovrò più commettere".
L' eroina avanza, suscitando una sinistra risata da parte dell' esecutore delvadiano. "Pensi davvero di poter sconfiggere Tarantula?".
"Sì" risponde Natasha tranquillamente.

Da qualche parte.

Completato, finalmente. Red Ronin si staglia nuovamente in alto verso il cielo: l' uomo lo osserva estasiato.
"Le mostro come guidarlo, è molto semplice" dice lo Scienziato Supremo. Gli mostra un casco cibernetico, grazie al quale l' uomo potrà guidare Ronin attraverso dei semplici comandi mentali ed in caso di pericolo basta premere un pulsante davanti a lui per attivare il... tocco finale.
"Posso partire anche adesso?" domanda l' uomo.
"Sì, ma lo sconsiglierei..." inizia lo Scienziato Supremo.
"Bene, allora non indugerò oltre. Vado".
"Cosa? Aspetti, c'è il rischio che venga notato".
"Lei non ha ancora capito: io voglio essere notato". E senza aggiungere altro, l' uomo con una passerella si piazza di fronte alla testa di Red Ronin, presso cui vi è un portello che immette in una piccola sala comandi. Lì vi è il casco cibernetico, lì vi è anche il tocco finale. L' uomo si piazza il casco sulla testa e dice:"Parti".
Dopo tempo immemore, Red Ronin torna in attività. Tutti gli sgherri dello Scienziato Supremo dell' AIM si allontanano dal robot per evitare di essere inceneriti dai retrorazzi posti sotto i piedi dell' imponente creatura, che poco dopo si libra in volo. Lo Scienziato Supremo contempla il tutto: anche se non è andata esattamente come aveva previsto, può ritenersi soddisfatto.

Paludi della Florida.

Wonder Man contempla il paesaggio paludoso attorno a lui, che lo circonda come se volesse inghiottirlo. Gli piace molto, passerà qui il resto dei suoi giorni, molto vicino al luogo dove è avvenuto il grande cambiamento che ha rivoltato come un guanto la sua vita. È bloccato nella sua forma ionica da tanto, troppo tempo e questo per lui è stato un male. Prima poteva, per così dire, spegnere l' interruttore, tornare ad uno stato apparentemente umano. Ma ora tutta quell' energia ionica che lo pervade gli ha dato alla testa, conducendolo ad un leggerissimo stato di follia. Ha procurato dolore e sofferenza senza provare alcun rimorso, ha bramato di uccidere. Non è mai stato così, anche quando era tra i Signori del Male fu per via dell' inganno perpetrato ai suoi danni, del suo desiderio di una improbabile rivalsa dopo il fallimento della sua società. La sua società... quanto gli mancano quei giorni.
Ma Simon Williams sa anche un' altra cosa: che per lui sta per giungere la fine. Ci sarà un bel botto, a quanto pare.

Cieli di Washington.

Red Ronin vola, vola, vola in alto. Per la gente in basso è solo un puntino nel cielo, per l' uomo che lo guida è la realizzazione di un sogno. Un sogno di distruzione che nessuno gli impedirà di portare a termine. Subito individua il suo obiettivo e vi si dirige: ma come plana verso di esso numerosi colpi scuotono la corazza di Red Ronin, poi addirittura è come se qualcuno lo passasse da parte a parte.
"Yuppie!" si sente "Lo sapevo che un giorno sarebbe arrivata la mia grande occasione!".
"Ehi" esclama qualcun altro all' esterno "Chiunque tu sia, ti conviene uscire subito. Pensavi davvero di passare inosservato con un aggeggio del genere?".
No, l' uomo non voleva affatto passare inosservato: controlla la distanza dall' obiettivo, è più che sufficiente. Dunque preme il pulsante per il 'tocco finale'. Infine apre il portello e senza esitare si getta nel vuoto.
War Machine, colui che gli aveva lanciato l' avvertimento, lo prende al volo. Diamine, appena tornato dalla Slorenia e già una nuova crisi, che vita frenetica la sua. Poi scopre qualcosa di agghiacciante. "Cosa? Ma è morto. Deve essersi inserito nei denti una capsula al cianuro".
"Ma perchè l' ha fatto?" gli chiede il suo compagno, Nova.
Chissà, forse un motivo vero e proprio non c'è. E presto arrivano altre cose a cui pensare. Red Ronin è ancora sospeso in aria come per magia, immobile. Poi un avvertimento urlato prorompe dalla sua bocca:"Attenzione, è stata appena attivata una testata atomica. L' esplosione avverrà tra dieci minuti. Un minimo colpo, un minimo contatto faranno detonare immediatamente l' arma".
James Rhodes è sconvolto e guarda ciò che c'è sotto di sé. La Casa Bianca! Davvero un bel guaio da questo robot senza vita, un samurai d'acciaio intoccabile che rischia di radere al suolo Washington.
"Mai che ci sia un giorno di pace!" commenta Richard Rider.

L'Aja.

Sonja Djorjevic è pronta. Tutt'attorno alla prigione vi sono uomini fidati, che seguirebbero il suo volere ma soprattutto quello di suo padre fino alla morte. Introdurre le armi non è stato facile, ma ce l' hanno fatta.
Tra poco Drakan Djorjevic uscirà da quella prigione, circondato da uno stuolo di guardie. Un furgoncino blindato è lì davanti ad attenderlo, pronto a scortarlo in tribunale per una nuova udienza. Ma tutto questo oggi non avverrà: Drakan Djorjevic verrà liberato e come prima cosa si rivarrà su coloro che l' hanno trascinato in questa situazione. Sugli sloreni e sui Vendicatori!

CONTINUA...

STINGRAY in:
JAWS (prima parte)

"Daaaaiiii" dice una ragazza preda dei fumi dell' alcool "Facciamo il b--bagno nudi". L' unica risposta che ottiene dal suo compagno, altrettanto ubriaco, è un sonoro rutto. Seguito a ruota da un conato di vomito. Poi crolla sulla sabbia. La ragazza gli ride in faccia, poi inizia a togliersi gli abiti. "Guarda cosa ti perdi". L' uomo non può vedere, riverso a terra sente a malapena le mutandine che gli vengono sbattute in faccia.
La ragazza entra correndo in acqua, urlando come una forsennata. Ormai è notte, ci sono poche luci che rendono il paesaggio quasi lugubre e sulla spiaggia ci sono solo loro due: magnifico. Avanza per svariati metri, fino a quando non riesce più a toccare coi piedi ed avanza a bracciate. "Ehi!" urla poi rivolta al suo compagno "Qui mi sto diver... Argh!". Un urlo straziante a cui non ne seguono altri. La ragazza viene trascinata in basso per non riemergere più: poco dopo il blu dell' acqua diviene color rosso sangue.

Amity.

Walter Newell non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe divenuto un supereroe. Sicuramente non ci pensava quando, nelle vesti di oceanografo, lavorava per il governo degli Stati Uniti per la costruzione di una cupola sottomarina. Ma forse il destino lo aveva già adocchiato, dal momento che tale cupola venne distrutta dal supercriminale noto come Saccheggiatore (cosa saccheggi costui non lo si è ancora capito).
Le cose presero una piega particolare quando un agente federale lo contattò per dare la caccia a Namor, sospettato ingiustamente, tanto per cambiare, di alcuni crimini. Per poter rivaleggiare col principe dei sette mari, Walter Newell ideò un costume speciale basato come aspetto sulla manta e, come questo pesce, capace di rilasciare una potente scarica elettrica. In quanto a Sub-Mariner... quello che all' inizio poteva rivelarsi come un odio comune si trasformò fin da subito in stima reciproca, che dura tutt'ora. È stato proprio Namor a caldeggiare il ritorno di Stingray nei Vendicatori ed il gruppo certo non ha rimpianto questa scelta. Ma ora Walter deve lasciare da parte i ricordi e pensare alla sua missione.
"Ancora niente?" chiede una donna accanto a lui. È Diane Arliss, sua moglie. Incidentalmente, la sorella del criminale che stanno cercando. Todd Arliss, lo Squalo Tigre: un tempo era solo un ex campione olimpionico a cui erano state garantite speciali capacità, ma ultimamente è divenuto qualcosa di decisamente più selvaggio, incontrollabile. Ma non del tutto sprovveduto: poco tempo fa ha di nuovo finto la sua morte interrompendo temporaneamente le sue funzioni vitali. Le guardie, preoccupate, sono andate a controllare ed hanno pagato con la vita. Mentre lo Squalo Tigre è ora di nuovo libero, libero di uccidere. Come pare stia attualmente facendo qui, ad Amity, una piccola isoletta turistica al largo di New York. Dopo aver ricevuto tale informazione da Namor, Newell si è diretto qui e Diane ha voluto aggregarsi a tutti i costi: lui l' ha lasciata fare, sa che il suo apporto può rivelarsi prezioso, dopotutto è l' ultimo appiglio di umanità rimasto a Todd Arliss. E loro due sono qui in primo luogo per curarlo.
"No" risponde infine Walter "Il segnale di richiamo che ho ideato sembra proprio non funzionare".
"Caro, sei sicuro che quel siero ideato da te e dai Vendicatori annullerà le capacità di... mio fratello?". Le suona strano dire una parola del genere, riferite ad un assassino seriale impazzito.
"Purtroppo lo scopriremo solo quando glielo inietteremo".
"Il fatto è che... sì, ho paura per lui. Nonostante quello che ha fatto rimane comunque mio... Guarda!". Un grido di sorpresa, un grido di terrore.
Walter imbraccia il suo binocolo e scorge in lontananza una pinna, una pinna inconfondibile. Si sta dirigendo verso di loro. "Non mi lamenterò più dell' inefficacia delle mie invenzioni". Poi indossa in fretta la maschera di Stingray, unica parte del suo costume ancora mancante, e sta per gettarsi in acqua.
"Sei sicuro di quello che fai, Walter?" gli chiede Diane.
"Con lo Squalo Tigre non si è mai sicuri di niente".
Walter Newell si getta in acqua, tentando subito di individuare il suo avversario. Ma l' acqua non è del tutto limpida: aziona allora il suo visore speciale per vedere meglio. Questo gli salva la vita: all' improvviso nota qualcuno arrivare di gran carriera alla sua sinistra e si sposta in tempo. Todd Arliss nello slancio lo oltrepassa, i denti digrignati e pronti a mordere. Per uccidere. Per cibarsi.
Stingray replica con un raggio elettrico, ma manca il bersaglio, più per l' agilità sott'acqua dello Squalo Tigre che per la fretta di tirare. Così Arliss ne approfitta e lo abbranca con le mani alla gola. Dimenandosi violentemente, Newell colpisce più volte al viso ed al petto il criminale, che alla fine abbandona la presa, allontanandosi apparentemente dolorante. Stingray lo insegue, stando attento a non perderlo mai di vista. La traversata dura alcuni minuti ed alla fine l' eroe emerge in una piccola caverna sotterranea, dove non vi è acqua. Una piccola oasi di pace in un luogo dove sta per scatenarsi una faida.
"Co... Cogn... Cognato" si ode in quel momento.
Di nuovo lo Squalo Tigre attacca, ma stavolta Stingray riesce a colpirlo col suo raggio, seppur di striscio alla spalla. Arliss grida per il dolore e si ritrae.
Walter allora estrae dalla sua cintura il siero da lui ideato:"Todd, so che puoi ancora capire ciò che dico. Possiamo aiutarti, farti tornare quello che eri prima. Ti prego, accetta il nostro aiuto".
"N... No!" ribatte il criminale "Piace... uccidereee!". E di nuovo parte all' assalto.
Stavolta Stingray si fa cogliere impreparato e viene colpito da un violento manrovescio, che gli fa cadere il siero dalla mano. Per miracolo la provetta non si rompe, ma ci pensa il criminale pestandola coi suoi piedi a riparare alla mancanza. A questo seguono molti altri colpi, soprattutto al petto di Newell. "Volere... tu venire... così uccidere..." dice Arliss. Altro che il suo congegno, lo Squalo Tigre l' ha ingannato fin dal principio.
"Hai..." incespica Stingray "Hai appena distrutto l' unica possibilità che avevi di ritornare umano".
Il criminale lo abbranca e lo solleva in aria:"Cibo" dice solamente. Poi affonda i suoi denti all' altezza del collo di Walter Newell, che urla per il selvaggio dolore nonostante le ampie protezioni da lui indossate sotto il costume. Vede il sangue sprizzare via da lui e non ha la forza di dimenarsi, di liberarsi. Sembra finita per lui e nel modo peggiore, solo che...
"Todd!". Il dolore cessa, anche se solo momentaneamente, grazie a questa dolce voce. La voce di sua moglie Diane. Sorella dello Squalo Tigre. "Todd, ti prego, lascialo". Non vi è paura, né rabbia nel suo tono: decisione sì, ma anche tranquillità. Per placare la rabbia di Todd Arliss tramite una faccia amica. A giudicare dal suo abbigliamento, è venuta qui con la tuta da sub.
"D... Diane?" esclama lui.
"Sì. Sono venuta per te, fratello mio. So che tu non vuoi quanto ti sta accadendo, so che non sei pienamente responsabile delle tue azioni: dimmi che è così".
"DIANE!". Stavolta quest' esclamazione non pare dettata da amore fraterno.
"No!" può solo dire Stingray. Riverso a terra, riesce a vedere unicamente lo Squalo Tigre che balza contro sua moglie. Vi è un rumore di una breve lotta, alcune urla, poi due corpi che entrano in acqua. "Diane... coff". Per poco non sputa sangue.
Deve rialzarsi, deve farlo per sé stesso e per sua moglie. Deve... ma non ci riesce: cosa diavolo gli ha fatto Arliss? Possibile che per lui sia la fine? Possibile che debba perdere in questo modo ciò che ha di più caro al mondo?

CONTINUA...

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